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per chi vuole approfondire
Nell'area epicentrale interna all'isosisma di IX-X grado, il terremoto - oltre a distruzione e morte - provocò collassi nei terreni e variazioni nel regime idrico delle acque sotterranee. La riva sinistra serrana del fiume Fortore fu segnata da grandi e profonde aperture; fra le altre, ve n'era una "che tirava verso S. Agata più di tre miglia di lunghezza" Sempre in quei luoghi, scaturirono "fontane di acque negre" che, dopo un mese circa, "sparirono senza vedersi più". I pozzi, anche quelli più profondi, rigurgitarono le loro acque all'esterno e sprigionarono un intenso odore sulfureo. Nei pressi di Chieuti venne sradicato totalmente un bosco; si scatenò in un maremoto l'Adriatico fra Manfredonia e la foce del fiume Sangro.
Superate le angosce iniziali, il serrano oppose alla natura maligna la propria voglia di rinascita. Le radici della disperazione cercarono la forza delle mani allacciate insieme ed il dolore di uno, morì nella vittoria di tutti.
Fra sballottamenti e paure - (l'attività macrosismica durò quasi tre anni e le scosse generate furono circa 1700) - sui colli irti di macerie, iniziò ben presto a nascere la nuova Serracapriola. Il suo primo simbolo monumentale fu Santa Maria in Sylvis. La costruzione, mq. 630 - autorizzata da Pietro Paolo Caputo, vescovo di Larino, iniziò nella tarda primavera del 1628 e fu ultimata nel 1630. La chiesa di San Mercurio, "resa quasi inabitabile" dal terremoto, "fu demolita e da' suoi fondamenti, nel medesimo sito, fu innalzata altra nuova l'anno 1630" (mq. 806).
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Politecnico di bari - C.d.L. in Ingegeria Edile - corso di Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura realizzato a cura di Nicola Flora | ||||||